Articolo del: 24 Agosto 2018
Intervista ad Adele Cammarata, autrice di “Un safari in città”
Oggi intervistiamo Adele Cammarata, che con Splēn edizioni ha pubblicato Un Safari in Città, con le illustrazioni di Mariella Cusumano.
Com’è nato Un safari in città?
Le idee sono come le gocce d’acqua che compongono le nuvole: vengono da tante parti, portate da venti diversi, si addensano fra di loro in varie forme, poi, quando sono pronte, piovono e si tramutano in qualcos’altro…
Allora raccontaci un po’ alcune delle gocce d’acqua che compongono il vostro libro.
Uno dei fili che compone questa storia viene dalla mia infanzia: trascorrevo molto tempo con i miei nonni materni. Anche se non vivevano più in centro, mi raccontavano tante storie di quando erano piccoli, e via via di quando crescendo si sono incontrati. Ogni storia era legata a un luogo dove talvolta capitava di andare: quando camminavamo per il centro storico riuscivo a immaginare mio nonno che giocava per strada con gli altri ragazzini, dietro la Cattedrale. Questa sensazione mi ha sempre accompagnato. I miei nonni mi hanno fatto in questo modo un dono preziosissimo: hanno aumentato la percezione che ho dei luoghi dove vivo. Altro che realtà aumentata!
Quindi i tuoi nonni ti hanno trasmesso l’amore per Palermo.
Sì, ed è per questo che la nostra protagonista si chiama Costanza, come la celebre regina normanna ma anche come mia nonna. Anche i miei genitori sono appassionati lettori di tutto ciò che riguarda la nostra città e di conseguenza ho ereditato pure da loro la passione e la curiosità di conoscere le storie nascoste dentro i luoghi. Non è un caso se Costanza viene accompagnata nelle sue scoperte dalla sua famiglia.
Ma Costanza non vive a Palermo! Dove vive?
Come accade a tante famiglie, soprattutto al Sud, vive lontano dal luogo in cui sono nati i suoi genitori. Nel libro non dico dove abitano adesso Costanza e Federico, ma ho incontrato tanti lettori convinti che abitino a Milano o in qualche altra città del Nord. La situazione di Federico è molto comune nella mia generazione: l’estate è il momento in cui si torna alle radici, e si ha voglia di raccontarle ai figli.
Com’è cresciuta la curiosità per la storia della tua città?
Moltissimo devo, come tutti i miei concittadini, ai libri di Rosario La Duca, che hanno permesso di recuperare la memoria dei luoghi in tempi in cui si pensava solo a cancellare le tracce del passato e costruire senza criterio. Tanti sono i libri e gli autori che hanno alimentato la mia passione per Palermo, ma a lui e a Giuseppe Pitrè sono particolarmente debitrice. A uno spunto di La Duca sui leoni devo anche l’idea iniziale di Un Safari in Città.
Già, i leoni… come mai proprio questi animali fra tanti?
Innanzitutto perché a Palermo c’era un leone vero. Si chiamava Ciccio e tutti i palermitani di almeno tre generazioni fa lo hanno conosciuto e lo ricordano con affetto. Il leone è un simbolo antichissimo e universale: è da sempre legato alla regalità, alla maestosità, al potere. I leoni che incontrerete nel libro hanno in parte questa connotazione, sia quelli legati alla dominazione normanna, sia quelli rimpiccioliti negli stemmi, ma ce ne sono anche alcuni legati ad altre simbologie e leoni di fantasia, come quello disegnato sul muro di una casa e progettato dai bambini che hanno partecipato a un’iniziativa per la riqualificazione del quartiere Borgo Vecchio. Ogni leone diventa una scusa per raccontare un luogo, un monumento o un personaggio, per accorgersi della storia e delle storie che ci circondano, insomma.
Le illustrazioni sono una parte fondamentale di Un Safari in Città. Com’è nata la collaborazione con Mariella Cusumano?
L’idea di Un Safari in Città ha cominciato a concretizzarsi durante un laboratorio sugli albi illustrati al quale abbiamo partecipato insieme. Mariella, architetto di formazione e sensibile anche lei al fascino della storia della nostra città, ha subito aderito con entusiasmo alla proposta di collaborazione a questo progetto. Ha dato ai vari personaggi un carattere accattivante, ritraendo lo stupore di chi va alla ricerca delle meraviglie. È riuscita a cogliere la personalità di ciascuno dei leoni che Costanza incontra nel suo safari. Le sue immagini raccontano tante altre cose che non si potevano dire a parole! Le
sono veramente grata e spero che la nostra collaborazione continui.
E ha creato le mappe per poter seguire il safari di Costanza.
Esatto, le mappe sono un’altra delle nostre manie e Mariella ha caratterizzato ciascun percorso con un tema. Ci piace l’idea che questo libro, pur non essendo una guida vera e propria, possa essere letto camminando. Ognuno dei percorsi è fattibile a piedi o spostandosi con i mezzi pubblici. Camminando a piedi si scoprono dettagli e particolari mai visti prima: in un certo senso ogni passeggiata, anche quella sotto casa, può diventare una caccia al tesoro.
Ma avete mappato tutti i leoni di Palermo?
No! Sarebbe impossibile! Ne abbiamo scelti solo alcuni, anche se vi possiamo assicurare che dopo aver letto il libro vedrete leoni ovunque! Anzi è proprio quello che ci auguriamo e che ci è successo personalmente: il safari continua anche dopo la lettura del libro. Proprio per questo abbiamo creato uno spazio di condivisione dove raccogliere le immagini (foto e disegni) dei leoni che i nostri lettori “catturano” in giro per il mondo.
Tu sei un’insegnante di scuola primaria e Mariella insegna alle scuole medie. Anche questo ha contribuito al libro?
Certamente! Ho insegnato per otto anni in una borgata di campagna, divenuta periferia tra gli anni Settanta e Ottanta. Di fatto, da bambina ho vissuto una parte di questa trasformazione. Questa esperienza mi ha fatto appassionare alle vicende della crescita urbanistica della mia città, che è sicuramente assimilabile a quella di tante altre città. Fondamentale poi è stata la partecipazione a “Panormus, La scuola adotta la città”, iniziativa ideata più di vent’anni fa dall’allora assessora alla pubblica istruzione del Comune di Palermo, Alessandra Siragusa, e portata avanti
su base volontaria da parte di tantissimi insegnanti, alunni e genitori di tutta la città e proseguita per tanti anni grazie all’instancabile lavoro di Cecilia Villanova. Questo progetto ha contribuito a cambiare il rapporto di noi cittadini con la città in cui viviamo: sicuramente c’è ancora moltissimo da fare, ma, come dice il leone Ciccio alla fine del libro “Conoscere è il primo passo per amare e per trasformare il mondo un poco alla volta”.
Questo non vale solo per Palermo…
No, certo. Vale per ogni luogo dove viviamo e che visitiamo. E direi che vale anche per ogni altro abitante di questo pianeta. Credo che ne abbiamo proprio bisogno.